I griot

I Jeli o Djeli (noti anche come Griot) sono antichi musicisti africani altamente qualificati le cui abilità sono state tramandate da secoli attraverso i legami di famiglia dell'elite Mandenka. Nati nel loro ruolo i Jeli proteggono e custodiscono gelosamente la loro arte attraverso l'endogamia (matrimonio inter-jeli). Ciò significa che esistono alcuni cognomi comuni come Kouyate, Kamissoko, Cissokho, Dambele e Soumano che sono nomi Jeli ben noti.

Con il diritto esclusivo di suonare la Kora, il Koni e il Balafon, molti jeli si esibiscono su questi strumenti tradizionali, non limitandosi tuttavia solo a questo. I jeli nell'Africa tradizionale rivestono molte figure, tra cui musicisti, oratori pubblici, storici orali, professori di carriere, intermediari, consulenti e cronisti. In breve, essi tramandano il passato e il presente storico e politico dell'Africa. Quando un jeli nasce e cresce nella sua famiglia di origine ne apprende le arti e i segreti, per discendenza diretta, e matura fino a diventare un artista scegliendo una delle tre opzioni a lui più congeniale. Queste tre opzioni sono: Kuma (parlare), Donkili (cantare) e Kosiri (suonare uno strumento). Ogni campo è unico e richiede quindi un diverso tipo di allenamento. Un jeli maschio è tipicamente competente in due campi, ma generalmente sceglie solo una di queste opzioni per specializzarsi pienamente. Le jeli femmine invece sono tipicamente dedicate nel canto e quindi la maggior parte pratica Donkili. Per padroneggiare e specializzarsi nel proprio mestiere un jeli deve prima essere un apprendista di un jeli più anziano, il quale lo forma e lo incita a trovare uno stile personale e ben distinto.

Sin dalla fondazione dell'impero Mande, i jeli erano in stretto contatto con i leader della società, suonando musica e lodandoli per denaro. Attualmente i jeli sono ancora presenti in Mali, Guinea, Senegal, Gambia e altri paesi limitrofi.

Come detto sopra i Jeli sono noti anche con il nome di Griot. La parola griot comprende una moltitudine di accezioni differenti, è quindi difficile proporre una definizione univoca e precisa riguardo questa categoria. L’etimologia della parola è ancora oggi incerta. Tra le varie ipotesi prese in considerazione c’è accordo sul fatto che la parola griot sia frutto di una contaminazione linguistica, ci sono però due differenti correnti di pensiero in merito. Alcuni ricercatori pensano che questa parola abbia avuto origine dalla trasformazione di un termine locale, la parola "guewel" (termine proveniente dalla lingua wolof, una lingua parlata in Senegal) altri pensano che sia frutto di una francesizzazione del temine negro-portoghese "iggio" o "iggiw" (termine che in Mauritania designa i narratori). Tralasciando il passaggio etimologico possiamo entrare più consapevolmente nel merito delle mansioni svolte dal griot nella società mandenka, quella essenzialmente di essere un tramandatore della cultura musicale, sin dai tempi dell'Impero del Mali, fino ai giorni nostri. I griot vengono definiti genealogisti, storici, narratori, poeti, musicisti, danzatori, cantanti, tessitori di lodi e le loro musiche tradizionali erano spesso accompagnate dal canto, soprattutto dalle parole contenute nel testo del canto stesso, che messe in forma di messaggio musicale costruivano un bagaglio culturale tramandato con il passare del tempo.

Tra i malinkè la parola ha un’importanza considerevole e questa interagisce notevolmente con la musica. Infatti nel Mandé erano considerati più importanti gli strumenti che mettevano in evidenza la parola. Musica e parola si trovano in una tale relazione simbiotica che per dire, parlare o suonare, in lingua Malinkè, si usa lo stesso verbo :“fò”. Inoltre viene riconosciuta la facoltà di parlare ad alcuni strumenti come ad esempio il tama, il longan, il balafon, il djembè, tanto che i griots usavano spesso comunicare tra loro usando gli strumenti musicali piuttosto che le parole, rendendo all'occorrenza i loro messaggi indecifrabili agli eventuali indesiderati ascoltatori qualora ne sentissero l'esigenza.

I messaggi trasmessi dai griot con questi strumenti, più in generale, sono tuttavia riconducibili a proverbi o a situazioni sociali standard, come l’arrivo di qualcuno, la morte del capo-villaggio, lo smarrimento di qualcuno, etc. Il griot esercita anche il ruolo di portavoce o di mediatore in merito alle sue competenze linguistiche. Si serve di figure retoriche come allitterazioni, parallelismi, assonanze, crea doppi sensi. Grazie alla padronanza della lingua, il griot riesce facilmente ad eseguire delle improvvisazioni (narrando o cantando) sia su un tema libero sia su generi formali. Il possesso di tutte queste capacità consente ai griot di mantenere viva e trasmettere una tradizione.